La Rocca di Ripafratta

La fortezza del confine pisano-lucchese: una storia millenaria

La Rocca di Ripafratta, conosciuta anche come Rocca di San Paolino, è una fortezza militare di origine medievale situata sul colle Vergario, che sovrasta il borgo di Ripafratta, frazione del comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, sul confine con la provincia e il comune di Lucca.

Il colle Vergario è stato sede di attività umane fin dall’Età del Ferro. Lo testimoniano alcuni dei riscontri archeologici preistorici, etrusco-liguri e romani rinvenuti durante una campagna di scavi negli anni ‘80 del 1900.

L’intera zona tra Lucca e Pisa, in particolare quello attualmente conosciuto come lungomonte sangiulianese, divenne in epoca alto-medievale un territorio ricco di strutture civili, militari e religiose di epoca e fattura romanica: pievi, torri di avvistamento e di controllo, piccoli villaggi, numerosi mulini ad acqua, eremi e monasteri situati sui monti sovrastanti. Un sistema feudale regolamentato, nel quale le due città di Lucca e Pisa si contendevano la supremazia, tramite accordi o guerre.

In questo contesto è nata la Rocca di Ripafratta. Un'antica torre, forse di origine longobarda, doveva essere già presente sul colle Vergario; la Rocca propriamente detta, intitolata a San Paolino patrono di Lucca, è stata costruita dalla consorteria dei Da Ripafratta, nobili locali, feudatari del vescovo lucchese. Con l’edificazione di una vera e propria struttura castellana, la famiglia intendeva rafforzare ed estendere il proprio controllo sul territorio strategico di Ripa, piccolo villaggio dipendente ecclesiasticamente dalla pieve lucchese di Montuolo, situato in una zona favorevole per la riscossione dei pedaggi stradali e fluviali.

Ma proprio tale imposizione di gabelle causò i primi scontri con i lucchesi, che nel 1104 mossero guerra ai Da Ripafratta e conquistarono la Rocca. I nobili, che non avevano certo la possibilità di opporsi, si votarono ai pisani, che mossero guerra a Lucca e recuperarono Ripafratta. I lucchesi si fecero di nuovo avanti un anno dopo, nel 1105, ma furono di nuovo sconfitti. Si arrivò ad una prima pace grazie all’intervento dell’autorità imperiale, la quale sentenziò anche la legittimità dei dazi imposti dai nobili di Ripafratta e che il luogo fosse sottoposto all’influenza pisana.

Nel 1109 l’avvicinamento con Pisa segnò un ulteriore passo, con l’atto di donazione da parte dei Da Ripafratta all’Arcivescovo di Pisa di parte del castello. Con tale atto, i Da Ripafratta si obbligavano di fatto a riconoscere l’autorità pisana, a non nominare il castellano della Rocca senza l’approvazione dell’arcivescovo, e a non permutare il feudo con il Comune o la Chiesa di Lucca. I frequenti conflitti tra le due città confinanti spinsero quindi la Repubblica di Pisa a fortificare la Rocca e il borgo, e costruire un più esteso sistema di difesa, con torri di avvistamento situate sui colli circostanti (le due superstiti sul versante di Ripafratta sono denominate Niccolai e Centìno) e con opere di difesa del borgo a valle (l'attuale campanile, ma anche una torre-porta a sbarramento della strada, sopravvissuta fino alla seconda guerra mondiale).

Tra il XII e XIII secolo, quindi, la fortificazione fu ingrandita e trasformata in una vera e propria Rocca castellana. A questo periodo risale anche l’ulteriore cerchia muraria concentrica che proteggeva il piccolo borgo a ridosso del castello, antico nucleo dell’odierna Ripafratta. Di questa cerchia muraria, rimangono oggi visibili solo pochi resti.

I conflitti tra le due città confinanti videro sempre più spesso Ripafratta al centro delle operazioni militari, di difesa o di conquista. Il castello fu spesso ceduto o occupato per patti, o preso come bottino di guerra. Il castello di Ripafratta, dopo la guerra fra Pisa e Firenze terminata nel 1254 con la rotta pisana di San Savino, passò in mano fiorentina come risarcimento di guerra. I Da Ripafratta dovettero vedere a malincuore la propria fortezza in mano ai Fiorentini, i quali poi la regalarono addirittura agli alleati Lucchesi. Ma il 24 settembre del 1261 i Pisani mossero di nuovo guerra e recuperarono la Rocca; per garantirne l’incolumità vi installarono anche un certo numero di soldati.

Celebre anche la riconquista pisana del 1314. Ripafratta era tornata in mano lucchese e ma assieme ad altri castelli fu prima rivendicata e poi riconquistata dalla Repubblica Pisana e dal suo esercito, guidato dal celebre condottiero Uguccione della Faggiola.

Il Castello è stato conteso nel corso dei secoli, anche con assedi e aspre battaglie, dalle potenze pisana e lucchese, prima di passare definitivamente in mano fiorentina. Con l’avvento della polvere da sparo Firenze avviò un’opera di colossale ristrutturazione del castello, con l’obiettivo di aggiornarlo alle nuove esigenze belliche.

All'inizio del XVI secolo l'architetto militare Antonio da Sangallo, forse con pareri di Leonardo da Vinci, sviluppò un progetto di adeguamento e ristrutturazione "alla moderna". Furono cimate le tre torri medievali, portandole alla stessa altezza delle mura, e vennero avviate importanti modifiche strutturali: il Sangallo costruì ampie "scarpe" addossate alle mura e due rivellini contrapposti, questi ultimi delegati alla difesa della nuova porta d’accesso, aperta sul versante lucchese (l'originaria porta medievale, sul versante pisano, è stata riscoperta durante gli scavi del XX secolo). Due testimonianze lapidee con stemmi fiorentini e medicei riportano la data 1504.

Con il mutare delle condizioni politiche e con la “pacificazione” imposta dal dominio fiorentino, la Rocca perse gradualmente importanza. Per secoli aveva presidiato un confine (quello con Lucca) che adesso non preoccupava più: già nel 1607 infatti il castello risultava abbandonato.

Nel 1628 la Rocca venne allivellata ad Orazio Angelini, “ad uso d’orto con piantarci de’ frutti e viti”; nel 1678 il livello passò al fattore della tenuta granducale di Collesalvetti, il quale dopo pochi mesi lo cedette alla famiglia Roncioni, che poi ne rilevarono la proprietà nel 1845.

Nel corso dei secoli successivi, le condizioni della Rocca sono andate deteriorandosi. Assieme all’incuria è però cresciuto anche il suo fascino. Numerosi sono le incisioni e illustrazioni di epoca romantica che ritraggono la fortezza immersa nel suo paesaggio, tra il bucolico e il decadente.

Fino al secondo dopoguerra del ‘900 la Rocca è stata utilizzata come orto coltivato. Smesso il suo utilizzo in questi termini e cresciuta la vegetazione, ha iniziato a scomparire dal paesaggio.

Il castello ha riacquistato fama e visibilità a seguito della campagna di scavi archeologici avviata negli anni ‘80 del Novecento, che ha permesso di riportare alla luce le strutture sottostanti, dimenticate dal tempo, e di ricostruire storia, usanze e architetture del complesso. Terminati gli scavi negli anni '90, però, la Rocca è tornata nell’oblio.

La Rocca è ufficialmente proprietà del Comune di San Giuliano Terme (PI) dal 27 aprile 2021.

È stata a lungo posseduta da privati, finché, anche a seguito di una decennale campagna di mobilitazione promossa dalla Pro Loco "Salviamo La Rocca" e dai cittadini, il Comune ne ha deciso l'acquisto, in vista di un percorso di recupero, con una votazione unanime del consiglio comunale. L'acquisto è avvenuto anche grazie a un importante contributo economico da parte della Regione Toscana.

Il complesso è ancora in parte invaso dalla vegetazione e in attesa di interventi di messa in sicurezza e conservazione, ed è visitabile soltanto in occasione di iniziative promosse dalla Pro Loco e dal Comune.

Per saperne di più sulle condizioni attuali del bene storico e sul percorso di recupero avviato dall'Associazione Pro Loco "Salviamo la Rocca", dal Comune di San Giuliano Terme e dall'Università di Pisa, clicca qui.